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VALLE VOGNA TERRA DI PASSAGGI

Itinerario primaverile

Se non hai mai visto la Valle Vogna, vieni a  visitarla in tarda primavera, quando la natura ha il sopravvento su ogni dimensione spazio-tempo.

 In parole povere sarai catapultato in una dimensione magica, unica, colorata tra fioriture di Denti di Leone e alberi di ciliegi, crocus e campanelle.

La Valle Vogna è terra antica, terra di passaggi, di migranti e mercanti ma anche terra vissuta. La valle fu colonizzata all’inizio del Trecento da coloni Walser Alemanni provenienti da Gressoney.

 (pare che Vogna derivi proprio da “ Wohna” valle abitata  in germanico).

L’itinerario che desideriamo intraprendere fa parte dei Sentieri dell’Arte Valsesiani nominati così perché oltre al fattore paesaggistico, entrerai nel mondo dell’Arte delle antiche cappelle, a testimonianza della fede e del lato artistico degli abitanti del posto.

Le frazioni alte

Lasciata l’auto al posteggio di Ca d’Janzo, imbocchiamo il sentiero che inerpica verso la Frazione di Selveglio m 1536  ( da Silvelius, selva, forse abitata già in epoca preromana o da Servej, dialetto valsesiano per indicare i “ cervelli”, gente erudita per i tempi)

 Dalla famiglia Carestia, di Selveglio, ha infatti origine il ramo da cui è nato l’Abate Antonio Carestia, rinomato botanico.

 La frazione un tempo era molto popolata, verso la fine del 1600 vi abitavano più di cento persone.

La cappelletta della Madonna del Carmine ci dà il benvenuto vicino alla grande fontana.

Salta subito all’occhio la bella meridiana.

Era abitudine diffusa scandire il passare del tempo basandosi sulla luce solare e sul sorgere o il tramontare del sole.

Proseguendo verso Oro, troviamo un’altra cappelletta costruita come ex voto dagli abitanti sfuggiti alla peste del 1630. In bella vista altre tre meridiane dipinte nell’800; l’animo curioso rimarrà stupito di trovarvi rappresentati i segni zodiacali.

Ma, ve l’avevamo detto che a Selveglio vivevano astronomi e botanici.. ahimè, poco  capiti dal resto della popolazione tanto è vero che venivano chiamati “I matti di Selveglio”.

Arriviamo ad Oro; un incendio nel 1913 ha distrutto gran parte dell’abitato, destino simile a molte frazioni con case in legno.

A dominare la frazione un caratteristico, e quasi unico per la zona, “stadel”, antico granaio rialzato da colonnette di legno con i sassi a fungo a protezione dai topi.

Bello l’oratorio di San Lorenzo costruito nel 1706 dai capofamiglia per avere un luogo dove ricevere la Comunione in terre alte.

Il sentiero costeggia la montagna e tra pascoli e terrazzamenti raggiunge altre meravigliose frazioni:

Ca Vescovo, case antiche, lo capiamo dal legno che ha sfidato e vinto le intemperie, retto il peso di molti inverni e dato ricovero a generazioni

Rabernardo, frazione piuttosto grande, con tre fontane, tre forni da pane e la cappelletta dedicata alla Madonna della Neve. Da documenti storici, pare che ci fosse anche un officina dove si fabbricavano serrature e scacciapensieri (Ribebe) .

Molte case sono ora restaurate; la casa privata della famiglia Locca datata 1640, è diventata Museo Etnografico

Cambiaveto, grazioso abitato posto sul ciglio di un canalone, recentemente ristrutturato che mostra una costruzione con il tetto a tre falde, tipico della Valle Vogna.

Piane, frazione costituita da due gruppi abitativi protetti da un paravalanghe in pietra che porta incisa  la data 1560.

Tutto intorno pascoli e campi ancora utilizzati.

Ebbene sì, la frazione è stabilmente abitata per tutto l’anno; là, il ritmo è scandito ancora dal canto del gallo, dalle giornate lente nevose e dai primi tepori primaverili.

E’ un viaggio nel tempo che tutti vorremmo fare!

Ultima tappa di questo meraviglioso viaggio alla scoperta delle Frazioni alte, la frazione Peccia.

Peccia è il modo dialettale per chiamare l’Abete Rosso tipico della zona.

 Tra le prime frazioni abitate della Valle, ha un vissuto importante.

I suoi abitanti hanno sfidato la peste del 1630 ed il passaggio delle truppe Napoleoniche dei primi 800 mentre le case hanno sopportato incendi e valanghe.

Si narra che addirittura una casa sia stata spostata intera dalla forza della slavina e depositata con i suoi abitanti all’interno.

A sud della Frazione troviamo la piccola Cappelletta dedicata a San Nicolao, santo molto caro alla popolazione Walser.

A nord, a chiudere in un abbraccio protettivo la frazione, l’oratorio di San Grato, edificio molto antico.

Rientrando verso valle troviamo un grazioso laghetto dalle acque verde smeraldo, ci fermiamo in ammirazione e ci godiamo un bel picnic (se non volete usare la  classica coperta, l’Amministrazione Comunale ha allestito l’area con comodi tavoli di legno).

E tu, vieni con noi?

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