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Passeggiata ideale per famiglie con bambini

Itinerario

Per raggiungere l'alpe Pile e il rifugio Pastore si segue l’itinerario n° 206 che ha inizio subito dopo la Cappella di S. Antonio, a circa 4 km da Alagna .
La mulattiera si snoda dapprima su un tratto pianeggiante quindi, poco prima di raggiungere l’alpe In d’Stigu diventa una lunga scalinata di 350 gradini, al termine della quale si apre l’ampia distesa dei prati dell’alpe Pile (m 1575) con la spettacolare vista sulla parete valsesiana del Monte Rosa.
E’ anche possibile raggiungere l’alpe Pile, con circa 15 minuti di cammino, imboccando il sentiero posto al fondo del piazzale dell’Acqua Bianca (in entrambi i punti si giunge a piedi o con il pullman navetta).

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L' Alpe Pile, verde pianoro antica sede del ghiacciaio del Sesia, è uno dei punti panoramici più importanti sulla parete sud del Monte Rosa.
Nell'alpe  grazie alla donazione del terreno da parte dei coniugi Racchetti, fu inaugurato domenica 1° luglio 1973 il rifigio dedicato alla memoria di Francesco Pastore, fratello dell’allora presidente sezionale Gianni Pastore prematuramente scomparso durante un incidente automobilistico.
Impegnata sui temi dell'inquinamento, della salvaguardia della natura e delle conservazione del paesaggio in montagna, la sezione del Cai di Varallo volle un rifugio funzionale e moderno ma  in armonia con l’ambiente .L'alpe Pile oggi è il percorso ideale per famiglie che vogliono trascorrere una giornata a contatto con la natura senza percorrere sentieri difficilmente affrontabili da bambini piccoli. Il piano dell’alpe Pile ospita il rifugio “G. Pastore”, dotato di alloggi, bar, ristorante e servizi igienici. Nei pressi del rifugio sono numerosi gli aspetti geologici interessanti e i fenomeni di erosione glaciale come le rocce montonate e le “Marmitte dei Giganti”. Queste ultime attirano puntualmente l’attenzione dei bambini, per la loro forma ma anche per la presenza al loro interno di pozze con molti girini. L’ampio prato antistante al rifugio è il luogo ideale per i giochi, i pic-nic e il riposo. Nei giorni di cielo terso la parete del Rosa, incombente con la sua maestosità, fa da sfondo alla splendida piana.

Il trekking nella valle che conduce sulle vette più alte del Monte Rosa

Itinerario

Il sentiero n.205 D parte dalla frazione Bonda vicino agli impianti di Alagna e risale la montagna toccando le frazioni Dosso e Piane. Attraversa il torrente Olen e arriva all’alpe Sewji, dove s’incontra il rifugio Grande Halte. Prosegue poi fino alla stazione intermedia di Pianalunga, si addentra nei pascoli a monte passando accanto ad un grande masso chiamato il Sasso del Diavolo. Il sentiero sale fra le rocce fino a sbucare vicino al rifugio Vigevano e al colle. Varianti e collegamenti Nei pressi del Sasso del Diavolo si stacca il sentiero n.205 b per il Passo Foric e la val d’Otro. Dal Col d’Olen seguendo il sentiero n.6 si può ridiscendere la valle fino a Gressoney. Dietro il rifugio Vigevano parte una traccia ben segnata che porta, in poco più di 15 minuti, al Corno del Camoscio m. 3026 considerato uno dei punti con la vista migliore sul Rosa.

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La valle dell’Olen è una delle più ampie e conosciute del territorio alagnese, sia per la presenza degli impianti di risalita, che per essere stata teatro della storia dell’alpinismo sul Monte Rosa nell’Ottocento. E’ una valle di origine glaciale con la tipica forma a U, che digrada dai pascoli morbidi dei 2000 m a un ambiente sempre più roccioso e austero man mano che ci si alza di quota. Avvicinandosi al colle, dove la vegetazione è rarefatta e l’ambiente particolarmente lunare, è molto frequente incontrare gruppi di camosci e stambecchi, che non si lasciano disturbare dalla presenza dell’uomo.

Lungo il percorso s’incontrano dopo circa un’ora di strada la frazione Wittine, con le sue baite walser intatte e più oltre l’alpe Sewij, ampia piana, dove si adagia il rifugio Grande Halte. Vicino al colle uno storico rifugio, un tempo rinomato albergo d’alta quota, il Vigevano, fa del passo del Col D’Olen una meta conosciuta, dove l’accoglienza ha lunga tradizione. Poco oltre, l’Istituto Scientifico Internazionale A. Mosso, situato nella conca tra il Corno del Camoscio e lo Stolemberg, inaugurato nel 1907 e destinato allo studio della fisiologia e della botanica, è oggi uno spazio museo, che si propone di mettere a disposizione dei visitatori il patrimonio storico culturale degli studi di fisiologia umana in alta quota e ospita il Laboratorio Neve e Suoli Alpini del Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agroforestali della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino.

Percorso facile ma lungo che collega Alagna con Macugnaga

Itinerario

Da Alagna ci si dirige in frazione Wold, dove ha inizio la strada asfaltata che porta alla cascata dell’Acqua Bianca. Dal piazzale dell’Acqua Bianca s’imbocca il sentiero per il rifugio Pastore e dopo circa 50 metri s’incontra la deviazione per il sentiero che conduce al colle del Turlo. Dal colle è possibile ridiscendere la Valle Quarazza fino al Lago delle Fate e Macugnaga in valle Anzasca. Dall’alpe Faller invece seguendo il sentiero n.207c si arriva in circa un’ora al Colle Piglimò (m. 2485) che si affaccia su Rima.

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Fondamentale via di collegamento con la Valle Anzasca, il Turlo in passato fu luogo di passaggio particolarmente intenso, sia per gli scambi commerciali, che per i flussi migratori. Nel XIV secolo vi transitarono i coloni walser provenienti da Macugnaga, che fondarono i primi insediamenti sul territorio di Alagna. Testimone del ruolo importante nell’economia delle valli limitrofe di questo colle è il toponimo, che lo identifica: colle del Turlo in lingua Walser (Ds’ Turlji) significa “piccola porta”. Il sentiero fu trasformato in mulattiera negli anni ’30 ad opera degli alpini consentendo il trasporto in quei luoghi di piccola artiglieria. Il territorio attraversato dal sentiero n° 7 si trova all’interno del Parco Naturale Alta Valsesia ed è luogo privilegiato per l’osservazione della fauna locale. In primavera è facile incontrare gruppi di stambecchi nei pascoli di Mittlentail e Faller. Incantevole in primavera è il piccolo anfiteatro al termine della valle del Wasserwiss, conosciuto come Grafenboden ovvero “prato nobile”, che si ricopre di genzianelle e non ti scordar di me d’alta quota.

Una salita poco battuta su sentiero ben segnato ma ripido e con molte scale

Itinerario

Il sentiero n. 208 parte dalla Frazione San Nicolao costeggiando per i primi metri la destra orografica del torrente Mud.  In circa 1h.30 – 2h di cammino si raggiungono le case di Mud di la e Mud di qua. L'itinerario sale poi in 1h circa al rifugio Ferioli, ben visibile sempre e riaggiunge in altri 15 minuti il colle. Da qua una discesa lunga ma molto varia ,  conduce per vari alpeggi fino al paese di Rima San Giuseppe, in circa 1h.30 – 2h di cammino.

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La valle del Mud, aperta sui fondovalle di Alagna e Riva ma incuneata tra il monte Tagliaferro e il Corno Mud, unisce Alagna a Rima San Giuseppe. Percorsa dal sentiero n° 208, che in questo tratto si sovrappone all’itinerario del GTA (Gran Traversata delle Alpi) e al Grande Sentiero dei Walser che raccorda le colonie walser d’Europa, è una valle ripida e incassata tra le montagne, particolarmente austera ma ricca di storia. La valle s’inerpica nel primo tratto tra larici e ontani ed è percorsa da una bella scalinata in pietra che sbuca, al limitare dei boschi, sui prati dell’alpe Mud a quota 1890 m, dove in tarda primavera pascolano i greggi di pecore in attesa di spostarsi a pascoli più alti. L’alpe Mud conserva ancora belle baite in pietra con un lato interamente appoggiato alla montagna, sulle quali in inverno, scivolano le valanghe senza danni. In prossimità del Colle è il Rifugio Ferioli, con la sua bella terrazza protesa verso la valle, in prossimità del quale è un poetico terrazzino, quasi un nido d’aquila, con vista sul Monte Rosa. Il percorso Da Alagna si raggiunge la frazione Ronco, dove una passerella sul torrente Mud consente di attraversarlo. Il sentiero n. 8 conduce al Colle Mud passando per gli alpi Z’Isahus, Mud inferiore, Wenghi e Mud superiore. Varianti e collegamenti Dal colle il sentiero n. 96 conduce a Rima.

La passeggiata con una vista spettacolare sul Monte Rosa

Itinerario

Dalla frazione Ronco s’imbocca il sentiero n. 208 per il colle Mud. Si mantiene la sinistra orografica del torrente per pochi metri e si prende il sentiero n.209. Dopo aver attraversato l’agglomerato di Wittwosma, si prosegue in costante salita dentro un bosco di piante pioniere e si arriva alla bella piana dell'alpe.

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L’alpe Campo è il balcone sul Monte Rosa per eccellenza. Da quest’alpeggio si gode una splendida vista su tutto il massiccio, che si specchia nel poetico lago vicino all’abitato. L’imponente monte Tagliaferro, conteso fra Alagna e Rima, domina la bella piana con la cresta nord, via di roccia aerea e panoramica che conduce in vetta al monte. Il piccolo gruppo di case in pietra, appoggiato sull’ampia distesa di prati, è protetto dalla cappella dedicata a S. Uberto, patrono dei cacciatori.

Il 3 novembre, in occasione della festa del santo, all’alpe Campo si festeggia e vengono benedetti i fucili e i cani da caccia. La porta della cappella è un pezzo di storia; si tratta, infatti, della porta della prima Capanna Margherita inaugurata nel 1893.
Le curiose vicende di quest’alpeggio sono strettamente legate alla volontà e alla passione di Gilberto Negri, che dai primi anni novanta ha riportato a nuova vita questo luogo, ristrutturando un’antica baita, per farne la capanna sociale della sottosezione del CAI di Alagna, che oggi è un piccolo rifugio curato di cui lui è il custode.

Il Maccagno: un lungo trekking per escursionisti esperti

Itinerario

Da Riva Valdobbia si raggiunge la frazione Ca' di Janzo in Valle Vogna; qua, tutti i giorni nel mese di agosto, sabato e domenica nei mesi estivi, si lascia la macchina e si procede su strada asfaltata fino alla località Sant'Antonio. Poco oltre il rifugio ha inizioni il sentiero n. 201, l'antica strada per Aosta. In circa un ora si raggiunge la frazione Peccia  e subito dopo il Ponte Napoleonico. Nei pressi del ponte c'è la deviazione per il sentiero n. 205. Percorso ben segnato che sale dolcemente attraversando gli alpeggi di Buzzo e Pioda . Passati oltre il torrente Maccagno, il sentiero prosegue in salita e raggiunge prima l' alpe Camino e poi il Maccagno. Possibile variazione: nei pressi di Buzzo, l'itinerario n. 206 porta au  laghetti del Tillio e del Cortese e si reimmette poi sul sentiero del Maccagno.

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Il Maccagno, rinomato e storico alpeggio a 2188 m. si adagia su un piano erboso in una conca ampia e luminosa, ingentilito da due laghetti e  sovrastato ad oriente dal Monte della Meia (2812), chiamato anche Frate della Meia, perché sulla sua cresta settentrionale vi è una roccia biancastra, alta sei o sette metri, che assomiglia in modo impressionante ad un frate incappucciato che sembra pregare: un frate pietrificato, fuori dal tempo, con un aspetto formidabile, ispiratore di non poche leggende. Su un muro di pietra sono incise due iscrizioni: Sella J 1583 G Sela 1762. Se autentiche potrebbero essere i nomi di margari, probabilmente della comunità di Mosso, che riuscivano a portare le loro mandrie fino a questi alti pascoli.
Il formaggio prodotto in quest’alpeggio, essendo considerato speciale ed unico (tume dël Macagn), è stato ricordato in quasi tutte le guide alpine e turistiche della zona a partire dal secolo XIX.
Una sorgente offre acqua freschissima ad una temperatura costante di 3 °C caratterizza il microclima dell'alpeggio e garantisce il pascolo da giugno a ottobre
Come raggiungere l'alpe: lasciata la macchina alla fraz.  San Antonio si imbocca il sentiero n.1 fino al Ponte Napoleonico ( 1 ora), proseguendo pochi passi si raggiunge un altro ponte sul torrente Maccagno attraversato il quale si segue l’itinerario n. 5 che percorrendo il vallone porta in circa 2 ore alla meta. Da qui in 45 min si raggiunge il passo, collegamento con la valle di Gressoney, la val Sorba  di Rassa.

Il vallone del Risuolo e il rifugio carestia: un percorso nella natura straordinaria della valle dell'abate Carestia

Itinerario

La gita al rifugio Carestia nel Vallone del Risuolo è senza dubbio una delle più belle salite in alta Valsesia. Il sentiero percorre la selvaggia Valle Vogna, dove il torrente omonimo ha scavato nei secoli un solco profondo e sinuoso, che s’incunea tra le rocce formando canyon vertiginosi e slarghi poetici, dove si appoggiano le frazioni walser intatte.
Ovunque si respira un’atmosfera antica, dove il passato riemerge con discrezione e si confonde con l’attualità di un’economia rurale fatta di campi coltivati e piccole aziende agricole.
Comodo nella parte iniziale (da Ca di Janzo fino alla deviazione per il rifugio Carestia -1 ora), il percorso s’inerpica poi ripido ma ben segnato fino all’alpe Pile (2 ore), dove si trova il rifugio, un balcone sulla valle, dove la vista spazia dall’ospizio Sottile a Riva con una spettacolare vista sul tortuoso dipanarsi del bacino del Vogna.
Una notte al Carestia è d’obbligo: per godere del panorama al tramonto, per aspettare ansiosi l’alba, per regalarsi il giorno successivo la possibilità di salire al lago Bianco (30 min), poi al lago Nero (1,30 ora) e infine al meraviglioso corno Bianco (2 ore), meta ambita e rinomata nei due secoli scorsi.

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Il lago Bianco è un poetico lago alpino, circondato da prati muschiosi e cime imponenti, dove mente e cuore trovano spazio per una serenità infantile. Ma la vera sorpresa è il lago Nero: enorme, incassato tra rocce incombenti, che si apre come un fiordo norvegese insospettato e sorprendente; cupo forse, ma a tal punto selvaggio e maestoso, che non ha uguali in Valsesia e merita la visita.
La salita al Corno Bianco, nel silenzio rarefatto di un ambiente morenico, conduce allo spettacolo del Monte Rosa, della val D’Otro e di Alagna, percorrendo un sentiero antico che mescola il fascino di fasti passati e l’ansia alpinistica di una vetta conosciuta.
La valle Vogna e le sue coste, il Corno Bianco, le piccole vallette che fioriscono tra le sue pieghe propongono uno spettacolo diverso, sconosciuto ai camminatori dei sentieri Valsesiani e non possono mancare tra le mete di chi è curioso di quest’angolo di terra.

Prenota il rifugio Carestia

Alpe Larecchio e Ospizio Sottile:  passeggiata  in parte ripida ma ben segnata e con una meta splendida!

Itinerario

Da Alagna si raggiunge prima Riva Valdobbia e poi Cà di Janzo in auto. Superate, a piedi, le frazioni di Ca’ Piacentino, Ca’ Morca e Ca’ Verno si arriva a S.Antonio. Da qui parte il sentiero che, su percorso facile pianeggiante, porta alla frazione Peccia (1 ora) e al ponte Napoleonico. Ora la strada comincia a salire e raggiunge prima l’Alpe Montata e quindi il Larecchio (1 ora).Proseguendo dall’Alpe Larecchio si raggiunge l'Ospizio Sottile (m 2480) sul confine col versante Valdostano (1.30 min)

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è uno splendido pianoro attraversato da un sinuoso corso d’acqua, che confluisce in un laghetto circondato da radi larici. Si raggiunge risalendo la val Vogna lungo la strada sterrata che conduce da Sant’Antonio alle Piane e proseguendo poi in direzione dell’Ospizio Sottile. Dominato a nord dal Corno Bianco, l’alpeggio è popolato di baite walser sparse, alcune delle quali sono oggi un rinomato e ottimo agriturismo. Si raggiunge in 1.45 minuti circa, ma la salita, in parte impegnativa nella seconda metà, merita la fatica per l’armonia e la dolcezza del paesaggio.

Per secoli il Colle Valdobbia è stato punto di transito per gli emigranti valsesiani che raggiungevano Gressoney, la Svizzera e la Francia. Fu proprio per garantire un punto di sosta nei viaggi di ritorno invernali dei viandanti valsesiani che, già nel '700, venne costruito un ricovero. In seguito, nel 1823, il ricovero fu trasformato nell'Ospizio Sottile, dal nome del canonico Nicolao Sottile che ne curò la ricostruzione. L'edificio è stato completamente restaurato dal comune di Riva Valdobbia con i contributi delle Regioni Piemonte e Valle d'Aosta, della Comunità Montana Valsesia e degli Alpini Valsesiani.

Approfondisci il giro tra Alagna e Gressoney passando per l'Ospizio Sottile

La passeggiata che conduce sul sentiero facile e ben segnato, nel cuore della Valle Vogna.

Itinerario

Da Alagna si raggiunge prima Riva Valdobbia e poi Cà di Janzo in auto. Si sale a piedi tra le case seguendo il sentiero n. 10 e si raggiunge Selveglio (30 min). Si prosegue verso Oro e Cà Vescovo e Rabernardo. Trascurando il sentiero che scende a S. Antonio, si sale a Cambiaveto e si scende verso Peccia (45 min). Si ritorna a Cà di Janzo attraverso una strada sterrata e passando da Sant’Antonio, Cà Verno, Cà Morca, Cà Piacentino. (45 min)

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La val Vogna, valle fluviale, particolarmente selvaggia, stretta e incuneata tra le montagne, è attraversata dall’antica strada che per secoli ha collegato Riva Valdobbia con Gressoney e la Francia, luogo di transito di molti emigranti, che per secoli hanno varcato il Colle Valdobbia in cerca di fortuna. Un territorio con una natura selvaggia ma amica, in cui l’antropizzazione si fonde equilibrata con gli elementi naturali.
La valle è disseminata di splendidi borghi Walser e da numerosi piccoli oratori di notevole importanza storico-culturale. Rilevanti l’oratorio di San Grato della Peccia e, poco oltre, il ponte detto di Napoleone, costruito dai soldati francesi al comando del Generale Lecchi (un’armata di 2561 uomini), di passaggio nella valle nel maggio del 1800. I primi documenti concernenti gli insediamenti urbani della Valle Vogna risalgono al 1325, nello specifico all’abitato della Peccia, primo nucleo colonizzato da Walser provenienti da Verdobi (Gressoney Saint Jean), località da cui mosse la colonizzazione della Valle Vogna.

Il percorso morbido e quasi pianeggiante che caratterizza il primo tratto della valle attraversa i piccoli villaggi di Cà Piacentino (m. 1361), Cà Morca (m. 1378), Cà Verno (m. 1387) e raggiunge la località S. Antonio (m. 1381), con la bella chiesa e il posto tappa GTA e quindi la frazione Peccia, affacciata sul lago artificiale, bacino della locale centrale idroelettrica. Un sentiero più a monte tocca invece le frazioni alte: Oro (m. 1510), Cà Vescovo (m. 1466), Rabernardo (m. 1453), Cambiaveto (m. 1499), Piane (m. 1511), Peccia (m. 1529) e La Montata (m. 1739); un percorso esemplare per arte, architettura e paesaggio. Dalla frazione Montata il sentiero comincia a inerpicarsi e la salita, impegnativa ma agevole, conduce alla piana dell’alpe Larecchio, che un tempo ospitava un grande lago glaciale e oggi è un poetico specchio d’acqua circondato da prati e boschi di larici. La valle termina al colle di Valdobbia, dove sorge l’Ospizio Sottile (m.2480), storico edificio voluto dal canonico Sottile per garantire l’asilo agli emigranti che attraversavano quel colle in tutti le stagioni.

Il trekking che raccorda la valle dell'Olen con la val D'Otro

Itinerario

Partenza da Alagna. Proseguendo oltre la Chiesa e oltrepassando la Piazza degli Albergi si imbocca la prima strada carrozzabile sulla sinistra, piuttosto ripida, fino alla frazione Piane. Da lì inizia il sentiero con segnavia n. 205: inoltrandosi nel bosco di latifoglie si raggiunge la bellissima frazione di Wittine, dopodiché si continua a cielo aperto fino all'Alpe Seiwji. Procedendo Pianalunga, punto di arrivo della telecabina che sale da Alagna; si avanza poi in direzione del Col d'Olen, scegliendo se seguire l'ampia strada tracciata per la pista da sci o il panoramico sentiero che attraversa la Valle dell'Olen. Inoltrandosi fra le pietraie bisogna prestare attenzione al bivio e imboccare il 205b per raggiungere finalmente il Passo Foric da dove si gode un panorama stupendo sulla catena del Monte Rosa, la Valle d'Olen e la Valle d'Otro. Dopo una meritata e incantevole sosta comincia la discesa seguendo a questo punto il tracciato n. 203b per raggiungere Otro. Prima fra tutte la frazioni si incontra l'alpeggio di Pianmisura dove la segnaletica da seguire diventa n.203; poi la Frazione Weng, i cui tetti delle case si intravedono al di sotto del percorso; Scarpia, Dorf e Follu dove si trova la Chiesetta della Madonna delle Nevi. Ormai prossimi alla via del rientro, da Follu si ammirano anche le frazioni di Ciucche e Feglierec; da qui si rientra ad Alagna. passando da Fum Decco (30 min)

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Il passo Foric a 2.432 m, prende il nome dall’omonimo ruscello che discende verso gli alpi di Pianmisura (Piccola e Grande). Dal passo Foric si gode una splendida vista sulla Val d’Olen, sul massiccio del Monterosa e su parte della Valle d’Otro. Poco distante, circa 15 min, troviamo un altipiano con l’alpe Zube a 2515 m e proseguendo, alzandoci ancora un po’ di quota, si raggiunge il Passo Zube  a 2874 m  che permette il passaggio verso la valle di Gressoney e offre un maestoso panorama sulle alpi valdostane.

Il laghi Tailli: una gita bellissima per la meta, la vista e la flora!

Itinerario

La salita ai laghi Tailli (3,5 ore) segue la parte iniziale del sentier per Otro.
Dopo circa mezz’ora di strada, arrivati ad un'evidente biforcazione del sentiero nei pressi di uno spiazzo con panchine cintato, con al centro una bella fontana in pietra, si imbocca sulla sinistra il sentiero che conduce a all'alpe Gender.
All’altezza della prima casa di Gender il sentiero diventa ripido e talvolta esposto e sale fino alla baita dell’alpe Tailli, oltre la quale diventa più facile e conduce in circa 40 minuti ai laghi.

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La vasta piana morenica dei laghi Tailli a 2428 m è uno dei luoghi più mistici della Val d’Otro. Ben oltre il limite della vegetazione è un susseguirsi di prati e rocce, piccoli anfratti e morbide vallette, che fanno da contorno a due laghi d’alta quota spesso gelati, nelle cui acque si riflettono le cime circostanti. La vista su monte Rosa è magnifica e il paesaggio davvero raro. Ranuncoli, genzianelle, anemoni e barbe di frate crescono a perdita d’occhio tra le erbe rade e i muschi dove non è raro incontrare stambecchi e camosci. La salita è impegnativa ma ne vale sicuramente la pena!

Bivacco Ravelli: l'avamposto per la salita al Corno Bianco

Itinerario

L'itinerario parte da Alagna centro (Unione Alagnese). Si segue il sentiero per Otro  fino all'alpe Pian Misura (2 ore)  Alle ultime case di Pianmisura Piccola ci si inoltra verso sinistra in direzione dell' alpe Kultiri m 2113 e, poco prima dell'alpe, si incontra la deviazione ben segnalata per Granus e il Bivacco Ravelli. In circa 45 minuti si raggiunge a quota 2250 una conca glaciale dove si stacca dal nostro percorso la via che con il segno 203D-3D porta all'alpe Granus m 2338 e al Passo della Coppa m 2916. Si piega a sinistra (sud) e con largo giro si raggiunge un canale e per questo il piccolo Lago Terrafrancia. Pochi metri a sinistra, su un dosso panoramico, è trova il Bivacco Ravelli m 2504 (ore 2-3.30).
Dal bivacco passa l'Alta via Tullio Vidoni, percorso per escursionisti esperti, che dà modo di contornare il Corno Bianco in tre tappe.

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Il bivacco Ravelli è stato costruito, su iniziativa della sezione di Varallo del CAI, in località laghetto di Terrafrancia, in Val d’Otro, nel 1964 per ricordare la figura di don Luigi Ravelli, sacerdote e alpinista, autore di una nota guida alpinistica e storica della Valsesia. In precedenza la stessa sezione CAI aveva già manifestato il desiderio di costruire un punto d’appoggio in Val d’Otro per rendere più agevole l’accesso alla cima del Corno Bianco.

Il bivacco Ravelli (incustodito e aperto tutto l’anno) dispone di 12 posti in cuccette con materassini e coperte, fornelletto a gas, pentole e armadietto di pronto soccorso; non c’è legna nelle vicinanze; l’acqua è quella del vicino laghetto. Il bivacco è raggiungibile da Alagna (segnavia 3), passando per le frazioni di Otro e per l’alpe Pianmisura, in circa 4 ore. E’ punto d’appoggio per la salita al Corno Bianco (m. 3320) per la cresta Est, attraverso il colle Tailli (m. 2719) e il passo della Pioda e per la cresta Nord, attraverso il passo dell’Uomo Storto (m. 3014) e la bocchetta di Netscio (m. 3280) e per la Punta Strailing (m. 3115).

Leggi le indicazioni per il bivacco Ravelli del Cai Varallo

Un'escursione a più livelli: poco impegnativa per chi vuole raggiungere la frazione Follu, decisamente più lunga per chi vuole visitare tutti gli abitati.

Itinerario

Dalla piazza regina Margherita si scende lungo la via dei Walser e si svolta adestra in direzione del teatro Unione Alagnese, si sale la scaletta che parte dal portico del teatro e si prosegue sul sentiero lastricato che porta in frazione Reale. Passata la carrozzabile per Fum Decco, inizia il sentiero. Le tappe: miniere di manganese (50 min), Frazione Follu (20 min), frazione Dorf (10 min, frazione Scarpia (10 min) frazione Pianmisura (30 min). Da Pianmisura si raggiunge il passo Zube (2874) in circa 2 ore, il Bivacco Ravelli (2504) in circa un 1.30 ore, il Passo Foric (2432) che collega con la val d’Olen, in circa 2 ore.

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La Val d'Otro, dove la storia, la natura e le case sono testimoni reali della colonizzazione Walser, è senza dubbio uno dei luoghi più belli del territorio di Alagna.

Non luoghi-museo ma luoghi vissuti, ancora oggi ben vivi, in cui gli orti con le loro coltivazioni d’eccellenza, i pastori e l’architettura Walser, conservatasi inalterata, ripropongono il passato di cui ancora si sentono le tracce, cristallizzato nella continuità di un’oasi, che ha saputo attraversare il tempo.

L’Alpe Otro risulta su documenti di donazioni e permute fin dal 1025 ma la nascita delle frazioni ad opera di coloni Walser provenienti da Gressoney risale ai primi anni del XIV secolo.

Oggi si visitano 6 piccoli borghi: Follu, Scarpia, Ciucche, Weng, Felljerc, e Dorf, con le fontane monolitiche, i forni del pane, le stalle, le case walser e le cappelle, elementi di un economia autosufficiente, che ha saputo mantenerli nel tempo e rinnovarne l’utilizzo. Oggi Otro è luogo di villeggiatura, di agricoltura naturale, pastorizia e caccia, in una fusione armonica degli elementi che coesistono e crescono in equilibrio. Di particolare interesse la chiesa della frazione Follu, dedicata alla Madonna della Neve, curiosi gli spartivalanghe della Scarpia che hanno preservato le case dalle nevicate abbondanti e i campi recuperati di Weng, che cadenzano il ritmo delle stagioni.

A quote più elevate si trovano invece i vasti pascoli per i quali la valle era nota fino dal medioevo, con molti alpeggi: gli alpi Pianmisura piccola e grande, ai limiti della vegetazione d’alto fusto, l’alpe Dsender immerso tra larici e faggi, l’alpe Tailli a strapiombo sulla valle, l’alpe Kultiri, l’alpe Granus, l’alpe Zube appoggiato su un tappeto di erbe e muschi. La vetta più alta della valle è il Corno Bianco (m. 3320), alle cui pendici si trovano due piccoli ghiacciai: il nevaio di Puio e il ghiacciaio d’Otro.

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