Il periodo più magico dell’anno è alle porte.
Nonostante la frenesia che il Natale porta con sé, l’atmosfera di sorpresa, magia, condivisione e aspettativa, ha il sopravvento.
Se vuoi vivere in anticipo tutte queste emozioni, allora devi organizzare un weekend ad Alagna!
Cullata tra pareti verticali e formata da tante piccole frazioni, Alagna si presenta come un piccolo presepe.
La tradizione vuole che ad Alagna il Babbo Natale arrivi al 6 dicembre, per San Nicola (per i nostri antenati alemanni era Sankt Niklos).
L’arrivo del Santo era atteso dai piccoli Walser con trepidazione; l’unico momento dell’anno in cui ricevevano un anelato presente.
Non vivevano male poiché il territorio forniva quanto bastava per la sussistenza ma avere in dono dolcetti o gli scapin nuovi per l’inverno, portati di notte da un vecchietto con la lunga barba bianca ed il suo fedele asinello era un’altra storia.
Il rituale di preparazione si ripeteva in ogni casa: prima di andare a dormire nell’alcova al piano disopra, occorreva preparare una tazza di latte e un pezzo di pane per la bizzarra coppia di viandanti che in cambio lasciava i doni.
Ora la tradizione si ripete: un autentico Sankt Niklos bardato da vescovo ed il suo fedele servitore rallegrano l’animo dei piccoli alagnesi la notte tra il 5 ed il 6 dicembre.
Segue la Messa nella piccola chiesetta di Pedemonte ed il lancio dei dolcetti (durante gli anni sono andati piano piano a sostituire i mandarini, un tempo unica leccornia).
È il periodo delle prime nevicate, molto attese.
La neve, si sa, per la gente di montagna è pane e distende gli animi di chi investe nel territorio.
Che inverno sarà?
La Santa Bibiana del 2 dicembre, mercante di neve nel caso fossero stati asciutti Sant’Andrea e Santa Caterina, decreta comunque il tempo per i successivi 40 giorni.
Credeteci o no, ma funziona!
Durante il weekend dell’Immacolata, la via si anima con i mercatini di Natale; un’ottima occasione per conoscere ed acquistare prodotti locali e vivere l’atmosfera calorosa e profumata che prelude alle vacanze invernali.
Candele che profumano di arancia e cannella, cuscini pelosi e coperte fatte a mano, sciarpe e pantofole.
Biscotti di Natale, cioccolata calda e vin brulè.
Musica, danze e condivisione intorno al braciere.
Se anche tu sei un sognatore che ama l’inverno ed il tuo pensiero ti porta a ricordi di Natali lontani, vissuti tra abbracci scelti e tradizioni di famiglia, Alagna è il tuo posto!
Il mese autunnale di novembre, con il rigido freddo, la stufa a legna accesa ed il buio inquietante che lo accompagnano, si sta avvicinando. A tutto ciò aggiungiamo la misteriosa leggenda dei morti ed in un batter d’occhio ci troviamo catapultati nelle antiche leggende Walser che fanno da collante tra il XIII sec. fino ad oggi.
Che volto assumeva la morte nella vita dei Walser?
Quella dei Walser non era, sicuramente, una vita semplice; la loro esistenza era connotata da sacrifici, tanto lavoro e dalla dolorosa morte. Come facevano, quindi, a sopportare una vita così “dura”?
Ecco così che nacquero alcune leggende in grado di colmare il vuoto lasciato dalla mancanza di risposte razionali alle domande poste alla difficile esistenza ed al rigido ambiente che li circondava.
Immaginiamoci in una casa Walser, il buio della sera e la neve che scende… Queste leggende avevano anche la funzione di animare le lunghe serate invernali!
E cosa succedeva quando un famigliare lasciava la propria famiglia?
… Non solo la dimensione materiale era coinvolta nel mistero della morte…
Le case erano, infatti, dotate della finestra dell’anima.
E tu non sei curioso? Scopriamo subito di che cosa si tratta!
La finestra dell’anima è una piccola apertura collocata nella parete della stube (camera con stufa) che veniva aperta alla morte di un famigliare per liberarne l’anima diretta verso i ghiacciai del Monte Rosa e veniva richiusa subito dopo in modo che l’anima stessa non potesse ritornare.
Esaminiamo insieme una misteriosa ed “inquietante” leggenda che anima i cuori delle genti Walser all’arrivo dell’autunno e del mese di novembre.
La leggenda vuole che a mezzanotte del primo novembre le anime dei morti escano dalle proprie tombe per raccogliersi, poi, in una lunga processione diretta verso il ghiacciaio del Bors.
Ogni anima prosegue con il dito mignolo acceso come una candela, in funzione di guida attraverso il buio cammino!
E se questa processione di anime incontra un’anima viva? Questa viene fermata e fatta cavaliere donandole un bastone miracoloso per guidare la processione e le viene concesso di esprimere un desiderio!
E le penitenze sono uguali per tutte le anime?
Se la processione incontra un burrone oppure un torrente, l’anima più peccatrice deve allungare le braccia e le gambe per raggiungere la sponda opposta, facendosi, così, ponte per gli altri.
Prima dell’alba la processione raggiunge i ghiacciai e qui le anime espiano i propri peccati picchiettando il ghiaccio con degli spilli; il suono si diffonde nelle valli!
Da questa leggenda nacque l’usanza presso i villaggiani di porgere l’orecchio alle montagne la notte del 2 novembre per ascoltare questo suono.
Se vuoi prendere parte anche tu a questa usanza sentirai nel cuor tuo un brivido al pensiero di ciò che questo rappresenta!
Una successiva leggenda narra che, non tanti anni fa, un signore incontrò, nei pressi del ghiacciaio del Bors, una buona donna con un sacchetto di tela sulle spalle, dal quale sporgeva un manico in legno.
Cosa stava facendo? Si stava recando nel ghiacciaio per costruire dei piccoli gradini affinché l’anima di sua madre, morta pochi giorni prima, potesse salire più facilmente…
Infatti, come ci raccontò il Ravelli nel 1924, molti villaggiani peregrinavano nel ghiacciaio come fossero in un santuario, “… piegavano le nude ginocchia sul vivo ghiacciaio e pregavano per le anime dei loro dolenti avi e per la preservazione di se stessi da una pena così dura dopo la morte…”.
Pur non essendo molto allegra, questa leggenda risveglia molte emozioni nei nostri cuori e ci fa provare un sentimento di amore nei confronti dei nostri cari antenati Walser, che tanti sacrifici e fatiche hanno fatto per realizzare la propria cultura insieme ai meravigliosi villaggi Walser!
Tra emozionanti tradizioni, cultura Walser, miti e rituali, la prima domenica del mese di ottobre ti accoglieremo alla devozionale processione del Rosario Fiorito.
Ma di che cosa si tratta? Immergiamoci per qualche istante nella storia e scopriamo qualche curiosità!
Quella del Rosario Fiorito è una lunga storia che risale al XVII secolo; gli abitanti Walser di Alagna si recavano, in questo giorno importante, sul Ghiacciaio del Sesia in funzione di ringraziamento per la serena ed efficace stagione estiva trascorsa in alpeggio e per ricordare, pregando, le anime dei propri cari defunti, che lì vagavano sotto forma di farfalle!
Un’altra ipotesi suggerisce che questa Celebrazione richiedesse la protezione di Dio dall’avanzata dei ghiacciai del Monte Rosa, dato che il periodo era quello della Piccola Era Glaciale.
Dal 1689 fino all’anno 1900 la processione si è svolta ogni anno per, poi, essere purtroppo dimenticata per qualche decennio. Il caro Don Carlo ha avuto il grande merito di ripristinare questa tradizione in modo da poterla tramandare e vivere in allegria!
Facciamo un passo indietro nel tempo ed immaginiamoci la partenza davanti al ghiacciaio, sotto la parete di Flua, vedendo accendersi le candele nelle lanterne ed ascoltando le preghiere cantate in latino ed in Tizschu…
Agli abitanti di Alagna si aggiungono anche le comunità Walser di Rima, Rimella, Carcoforo, Macugnaga e Gressoney: potrai ammirare i bellissimi e caratteristici vestiti Walser.
Ed ecco, subito inizia la discesa: partiamo dall’altitudine di 1850 m per arrivare all’Oratorio di Sant’Antonio a 1385 m dove si terrà la Santa Messa ed il Te Deum.
Durante il percorso ci fermeremo sette volte; ad ogni tappa potrai ascoltare il delizioso canto degli inni e delle preghiere ed ammirare l’offerta dei fiori alla Madonna.
La parte finale è sempre stata quella più apprezzata dai bambini; si faceva merenda tutti insieme e venivano gettati gli avanzi nei crepacci per nutrire le anime che lì vivevano!
Ai più curiosi può sorgere spontaneo domandarsi perché questa processione viene chiamata “Rosario fiorito”. Ecco la risposta!
Questa denominazione è stata scelta per ricordare il rito di lanciare petali e fiori di montagna ad ogni mistero.
Rituali, miti, preghiere in Titzschu, cultura Walser e tanto amore; un’antica tradizione ci porta nel passato per farci vivere emozioni uniche nel ricordare il rituale Walser del Rosario Fiorito!
Come ogni anno a partire dal XV secolo, agli esordi dell’autunno settembrino, durante l’ultima settimana del mese si terrà la Storica Fiera di San Michele.
Alle origini si trattava di un vero e proprio mercato, nel quale gli abitanti del paese, ma non solo, si preparavano per affrontare il freddo e lungo inverno. Perfino abitanti di Gressoney valicavano il Colle Valdobbia per visitare e fare acquisti alla Fiera!
In questo mercato si poteva trovare un po’ di tutto, dall’abbigliamento invernale ai prodotti artigianali; nella prima piazza del Paese si portavano anche le mucche dei pastori di Riva!
Immaginiamoci Riva immersa in un’atmosfera autunnale di festa, con molta gente pronta ad accogliere gli arrivati per la visita della Fiera, i bambini che corrono e la musica delle fisarmoniche!
Negli anni questa bellissima Fiera ha subito delle trasformazioni; innanzitutto non vengono più portate le mucche e da vero mercato è divenuta una Fiera dell’artigianato nella quale espositori di tutta la Valle e di tutto il Piemonte raggiungono il paesino ai piedi del Monte Rosa per esporre i propri prodotti, creati con tanta pazienza ed amore.
Ad attenderti ci saranno banchetti con prodotti di artigianato locale (con le tipiche pantofole Walser: i cosiddetti “scapin”, le gerle, le sciarpe, i berretti in lana ed i bellissimi prodotti in legno) e banchetti di prodotti alimentari valsesiani (formaggio, frutta e verdura, miele e, soprattutto, le miacce: la nostra specialità!).
Non puoi perderti le buonissime patate masarai, solitamente cucinate la mattina, e le frittelle di mele che seguiranno nel pomeriggio!
Vicino all’incantevole Chiesa la Pro Loco di Riva ti accoglierà con le salamelle e le buonissime pizze preparate con tanta passione dai volontari nello storico forno di Riva!
… Aria fresca autunnale, musica di fisarmoniche, prodotti artigianali, alimenti locali e, soprattutto, tanta volontà di tramandare una lunga tradizione…
Ti aspettiamo domenica 29 settembre a Riva per goderti l’atmosfera spensierata che solamente la Storica Fiera di San Michele può offrirti!
Quella all’Alpe Pile è un’escursione adatta per le famiglie, per i bambini e per gli appassionati di montagna.
Siamo al parcheggio del Wold, zaino in spalla, vediamo la navetta e si parte!
Parcheggiamo la nostra macchina al parcheggio del Wold, l’ultimo parcheggio di Alagna e qui possiamo vedere lo skilift invernale ed immaginarci i prati coperti di neve con i bambini che si divertono a sciare.
Davanti a noi c’è la navetta che ci aspetta, prendiamo il biglietto ed in meno di 10 minuti eccoci all’Acqua Bianca (1450 m). Ci fermiamo qualche istante ad ammirare le spettacolari cascate e subito imbocchiamo il sentiero numero 206.
In meno di dieci minuti ci troviamo di fronte ad un’altra cascata, si tratta delle cosiddette “Caldaie del Sesia”, che meraviglia!
Una tappa “obbligatoria” è quella al Centro Visite ed al Giardino Botanico all’Alpe Fum Bitz.
Questi si trovano nell’area protetta più alta d’Europa: il Parco Naturale dell’Alta Valsesia, ad un’altitudine di circa 1600 m.
Il giardino è nato nel 1999 ed ospita un’ampia varietà di specie ed ampie zone floristico-vegetazionali dove sono presenti 131 tipologie di fiori.
Puoi trovare aperta questa sede in estate, oppure su prenotazione negli altri periodi dell’anno; potrai, così, acquisire tutte le notizie sulla flora e sulla fauna del Parco!
In 20 minuti circa di camminata eccoci arrivati all’Alpe Pile (1575 m) dove si trova il Rifugio Pastore ed una splendida vista sul Monte Rosa; si tratta di uno dei punti panoramici più importanti sulla parete Sud del Monte Rosa.
Oltre ai tanti prati e pascoli, qui sono presenti alte rocce con delle erosioni di forma tonda chiamate “Marmitte dei giganti”. Si pensa, infatti, che siano passati dei giganti e che questi abbiano lasciato le loro impronte!
Queste cavità sono, in realtà, il risultato dell’importante azione erosiva esercitata dal ghiacciaio.
Ai bambini piace molto giocare su queste rocce, anche perché nelle “Marmitte dei giganti” sono presenti alcuni girini.
Il Rifugio fu realizzato nel 1972 e la sezione di Varallo Sesia del Club Alpino lo dedicò alla memoria del socio Francesco Pastore, fratello dell’allora presidente sezionale Gianni Pastore, prematuramente scomparso durante un incidente automobilistico.
L’edificio è composto da quattro caratteristiche baite completamente ristrutturate dove predominano il legno di larice e le pietre tipiche della Valsesia.
Nella struttura principale puoi trovare il ristorante che offre un’ottima cucina ed il bar provvisto di un’ampia terrazza panoramica. Nelle baite adiacenti si trovano le camerette ed i dormitori.
Non dimentichiamoci che fuori dal Rifugio è presente un binocolo che ti permetterà di ammirare tutte le punte del Monte Rosa!
Il Rifugio offre uno spazio dedicato alle tende; se vuoi vivere un’esperienza in montagna sotto le stelle, questo posto incantevole fa per te!
La struttura offre un soggiorno in una struttura immersa nella natura ed affacciata sul Monte Rosa. Svegliarsi, aprire la finestra, sentire l’aria fresca sul viso osservando il Monte Rosa proprio davanti di te, ti donerà tutta l’energia per vivere una giornata ricca di emozioni!
Ci troviamo in Valle Vogna, a Cà di Janzo ed in una quindicina di minuti arriviamo a Sant’Antonio, dove facciamo una breve sosta per bere un caffè che ci dà energia per affrontare la nostra salita.
In questa splendida frazioncina ha vissuto nel 1800 l’Abate Antonio Carestia, illustre botanico, alpinista, esperto traduttore di pergamene e colui al quale è stato dedicato il Rifugio che ci accoglierà tra qualche oretta.
Percorrendo il sentiero sterrato troveremo una fontanella che ci offre acqua fresca per riempire le nostre borracce. Arriviamo ora al bivio e seguiamo l’indicazione 202 che ci accompagna al Rifugio Abate Carestia.
Il sentiero si fa subito ripido ma non ce ne accorgiamo talmente siamo immersi nello splendore della natura che ci circonda.
Arrivati alla frazione Piane, ammiriamo per qualche istante la frazione Peccia dove è presente il luminoso laghetto artificiale e numerose case Walser. Ripartiamo!
Dopo due orette e mezza eccoci arrivati al Rifugio Abate Carestia (2201 m). La fatica si fa sentire ma il panorama ci conforta donandoci la forza di proseguire la nostra salita per ammirare altrettante opere naturali.
Ecco uno stambecco! Quasi sicuramente ne incontreremo molti altri; gli stambecchi amano vivere in questa zona e correre su e giù per questi pendii.
Sentiamo un buon profumino proveniente dal Rifugio, ma ahimè il pranzo ci aspetta per il ritorno…
Il Rifugio è una grande costruzione in pietra, circondata dalle alte vette ed affiancata da un limpido torrente; posto ideale per un weekend rilassante lontano dai rumori e dallo stress giornaliero.
Questa struttura è dotata di una sala bar ristorante e di 30 posti letto. L’edificio, dedicato all’Abate Carestia, è stato edificato nel 1995 per sostituire l’antica costruzione divenuta ormai pericolante.
Ad aspettarci, a mezz’oretta dal Rifugio, è il maestoso Lago Bianco (2332 m). Anche se l’acqua è molto fredda, i più coraggiosi possono fare un tuffo!
Il Lago, insolcato tra le montagne, è di scarsa profondità ed abitato da Salmerini. Gli appassionati di pesca possono aspettarci qui praticando pesca a mosca no-kill, mentre noi proseguiamo, costeggiando l’intero Lago, verso il Lago Nero.
Dedichiamoci ancora 1h 30’ di camminata ed arriviamo al Lago Nero (2672 m), molto profondo ed abitato da salmerini, iridee e qualche bellissima fario. Quasi sicuramente dovremmo calpestare un po’ di neve: ci accoglierà un fantastico clima montano e tanta quiete e tranquillità.
Sapete cosa narra un’antica leggenda?
Si racconta che una sposa abbia perso il suo anello proprio qui, al Lago Nero e, poi, che lo stesso sia stato ritrovato nella fontana del “Giavino” (sorgente che si trova tra Riva ed Alagna, di fronte al distributore).
Dal Lago Nero parte il difficile sentiero che gli escursionisti esperti percorrono per arrivare al Corno Bianco; questo sentiero richiede molta attenzione, infatti molti alpinisti qui hanno perso la vita. È risultato, quindi, necessario attrezzare il sentiero con delle catene.
Ma noi non procediamo oltre, abbiamo già camminato 4h e 30’ e, soprattutto, la polenta con la salsiccia al Rifugio ci sta aspettando!
Camminare su una via definita Regia può intimorire, ma garantiamo, sebbene un po’ faticosa, che questa si rivelerà un’esperienza da ricordare. L'itinerario 201 che porta al Colle Valdobbia viene chiamato Via Regia.
Ma perché è definito Via Regia?
Nonostante possa sembrare difficile da credere, questa strada è stata molto trafficata in passato. Fu via di collegamento fra l’antico Gran Ducato di Milano (prima), il Regno dei Savoia (dopo) ed i territori di Svizzera e Francia, passando dalla confinante Valle d’Aosta.
Per secoli, i Walser, i mercanti, i soldati dell’esercito austriaco e dell’esercito francese e perfino la peste, valicarono il Colle Valdobbia che funge da confine tra due incantate Valli: la Valle Vogna e la Valle di Gressoney.
Questo continuo peregrinare a 2480 m, durato secoli ed accompagnato da difficili condizioni meteo, ha reso necessario la costruzione di un semplice riparo. Il canonico Nicolao Sottile fece erigere a sue spese una struttura più organizzata, dotata anche di una Cappella per dare conforto al corpo ed allo spirito.
A conferire maggiore importanza a questo edificio storico contribuì, nel 1871, l’istituzione di un Osservatorio meteorologico, il primo in Piemonte!
Partiamo dalla frazione Ca d’Janzo in Val Vogna e, superate le frazioni di Ca’ Piacentino, Ca’ Morca e Ca’ Verno raggiungiamo S. Antonio.
Da qui parte la strada sterrata che, su percorso facile e pianeggiante, arriva alla frazione Peccia (1 ora).
All’imbocco della frazione incontriamo un’area attrezzata con tavoli di legno ai bordi del bel laghetto artificiale.
Proseguiamo lungo la strada che qui diventa sentiero ed oltrepassando il nucleo di case walser, giungiamo all’Oratorio dedicato a San Grato ed il Ponte Napoleonico.
Ora, percorriamo l’itinerario n. 201, la salita si fa ripida e capiamo l’origine del nome della Frazione Montata.
Il sentiero dà tregua, si muove fra un bel lariceto ed arriva alla zona dell’Alpe Larecchio (1 ora). Possiamo scegliere se riposarci un po’ nella conca dell’Alpe ed in seguito raggiungere l’Alpe Pian del Celletto tramite la deviazione 201 A, oppure imboccare subito la diretta al Colle Valdobbia, Ospizio Sottile. Il rifugio si staglia all'orizzonte e ci sembra non arrivare mai, ma perseverando con determinazione, ci troviamo davanti al rifugio e facciamo un grande sospiro.
Ad accoglierci a braccia aperte, il giovane gestore Simone, che non ci farà mancare nulla!
Approfittiamo della calorosa ospitalità ripensando ai vecchi migranti che hanno trovato salvezza e protezione tra queste mura.
Abbiamo raggiunto il nostro traguardo! Ora possiamo goderci il bellissimo panorama a 360 gradi.
Non dobbiamo dimenticarci che il primo luglio potremmo assistere al caratteristico passaggio della corsa Monte Rosa Walser Waeg offrendo un caloroso supporto ai coraggiosi atleti che correranno 45 km immersi nello splendore che la montagna offre loro.
Il 10 agosto siamo tutti invitati alla festa con pranzo tipico e Santa Messa organizzati dal rifugio.
Quella che regala il sentiero verso il Colle e la visita all’Ospizio è un’esperienza ineffabile, di pura contemplazione e rivelazione.
Vi aspettiamo per altre numerose avventure nella splendida Valle che ci circonda!
Ti piacciono le zone di confine?
Qui sei sulla strada giusta!
Ti suggeriamo di percorrere l’itinerario che porta al Colle Mud e poco sotto al Rifugio Ferioli seguendo il sentiero 208 che parte dalla frazione Ronco.
La lingua Walser ci suggerisce che il termine Mud significhi “muto”, quindi, se è il silenzio che cerchi, mettiti in cammino e lascia spazio ai suoni dell’anima e della natura!
Imbocchiamo il sentiero numero 208 ai piedi della Frazione Ronco, costeggiando per i primi metri la destra orografica del torrente Mud. In circa 1h.30 – 2h di cammino raggiungiamo le case di Mud di là e di Mud di qua.
L’alpeggio doveva essere molto grande a giudicare dal numero di baite presenti. Ahimè, negli anni la furia delle valanghe ne ha danneggiate parecchie.
Nella popolazione Walser era consuetudine istituire delle corvées di mutuo soccorso in caso di calamità; ogni famiglia mandava un rappresentante in aiuto ai danneggiati.
Purtroppo, questa usanza si è persa ad eccezione della pulizia dei sentieri.
Saliamo, poi, in 1h circa al Rifugio Ferioli che è gestito direttamente dai Soci della Sezione. La struttura dispone di 24 posti letto, di un locale invernale ed offre un’ottima cucina!
Il rifugio è inserito nel circuito internazionale della “Via Alpina”, un itinerario escursionistico che collega Trieste, sulla costa Adriatica, a Monaco e al Mediterraneo .
Il sentiero fa parte del GTA, la Grande Traversata Delle Alpi, itinerario molto battuto in estate.
Quindici minuti ancora e raggiungiamo il Colle Mud (2324 m)!
Ecco il confine oltre il quale troverai monti, ancora monti e monti ancora! E vallate!
Se sei curioso di visitare la vallata più vicina in circa 1h.30 – 2h potrai seguire la lunga discesa che ti porterà al paese di Rima San Giuseppe, colonia fondata dal popolo Walser.
L’escursione è adatta a tutti, ma per i più esperti dal Colle è possibile affrontare la via alpinistica della Cresta Nord del Tagliaferro, una delle creste più belle della zona!
Ma questa è un’altra storia e ve la racconteremo un’altra volta!
Cos’è un ecomuseo?
Partiamo con il capire di cosa stiamo parlando e poi andiamo a conoscerlo. Per ecomuseo si intende tutto ciò che appartiene alla cultura e alla tradizione di un territorio: siti, usi, costumi, cultura del “saper fare”. Insomma, l’insieme che racconta la storia di ieri e di oggi di una comunità.
Chiarito questo, Alagna Valsesia è un ecomuseo? Verrebbe da affermarlo.
Forse non è proprio così ma quasi.
Dove vai vai, trovi secoli di storia, non si può sfuggire. Ma poi perché mai sfuggire!
Facili sentieri di collegamento fra le antiche frazioni portano ad immergersi nelle architetture walser che vi accoglieranno con un misto di calore e severità tipicamente teutonico.
Tutto il percorso delle frazioni alte della Val Vogna è un percorso ecomuseale che si sviluppa in un armonioso gioco cromatico fra il caldo colore brunito delle case in larice e il verde della vegetazione. L’itinerario permette di toccare più frazioni walser, ognuna con la propria particolarità da mostrare.
A Rabernardo potrai immergerti nel quotidiano di una casa museo walser.
Così il percorso che unisce le frazioni di Alagna. Antichi sentieri che collegano i nuclei frazionali che hanno dato vita a Im Land
Ci sono poi i siti all’interno di percorsi, che sono l’espressione caratterizzante di alcuni aspetti.
La segheria idraulica della frazione Resiga
La forza dell’acqua unita all’ingegno dell’uomo ed il legno che prende vita sotto nuove forme.
Il Teatro dell’Unione Alagnese
Storico edificio del 1900, vivacissimo punto di incontro delle Associazioni Culturali del paese.
Ottimamente conservate le scenografie di Ercole Sormani e le Ars et Labor di Camillo Verno ai lati del palcoscenico.
In estate, fra fine luglio ed inizio agosto, ospita l’Alagna Music Festival sotto la direzione di Simone Pedroni, famoso pianista. Quest’anno siamo alla Undicesima Edizione!
I mulini della frazione Uterio
Piccole baite in sasso risalenti al 1500 circa, alimentate da una piccola derivazione del fiume Sesia.
Recentemente restaurati per essere messi in funzione; un’esperienza immersiva in questo piccolo Museo a cielo aperto.
I forni del pane frazionali , Il forno del pane di Ronco
Presenti in ogni frazione per il fondamentale rito collettivo e comunitario della produzione del pane.
Il museo Walser, casa museo in Frazione Pedemonte, luogo che cattura l'essenza della vita quotidiana della Comunità Walser nel corso dei secoli
La risposta alla domanda iniziale quindi è :
SI, Alagna è ecomuseo della cultura Walser per tutti questi aspetti e per tutto quello che è il” suo saper fare” costruito nei secoli.
L’imbocco della ciclabile della Valsesia che porta ad Alagna, arrivando da Varallo, ha inizio in località Dinelli, a Scopa.
Ci accorgiamo subito che non è la tradizionale ciclabile asfaltata di città ma è uno sterrato vario che attraversa boschi, torrenti, praterie e frazioni.
Entriamo subito in connessione con la natura intorno a noi e percorriamo i 25 km sempre seguendo il fiume Sesia.
Alle gallerie poco dopo la frazione Buzzo, in località Riva Valdobbia, ci portiamo sulla sinistra orografica e manteniamo lo stesso versante ancora per circa 4 km.
Rosa come la maglia che ci meritiamo!
Il Monte Rosa ci appare in tutta la sua maestosità, pare di toccarlo.
Avvicinandoci al nucleo abitato incontriamo l’area sportiva del Centro Severina.
Se le energie cominciano a venir meno, consigliamo una sosta con vista al ristoro Lo Chalet dell’area.
Se invece la vostra carica vi permette di proseguire, pedalando accanto ad antiche architetture e toccando la Cascina Felice, arriverete in breve ad Alagna, Im Land.
“Das iar siged Woulchemmi Im Land za fiasse z’Gourner’s Gletscher”
“siate benvenuti ad Alagna ai piedi del ghiacciaio del Monte Rosa “.
Così vi accoglierebbe l'antico popolo Walser che fondò Alagna nel lontano passato.
Pur mantenendo una forte identità linguistica e culturale, Alagna avanza verso il moderno cercando di abbinare lo sviluppo turistico con il giusto utilizzo del territorio.
Fatto questo sforzo, vale proprio la pena di raggiungere le frazioni walser di più antica fondazione.
Se hai percorso tutto l’itinerario con la classica mountain bike, complimenti!!
Se hai utilizzato una e-bike, complimenti lo stesso ma ti sarà utile sapere dove poterla ricaricare:
Se hai la possibilità di fermarti qualche giorno ad Alagna, troverai percorsi per tutti e percorsi per esperti.
Potrai anche utilizzare gli impianti di risalita ed affrontare un'adrenalinica discesa!
“Otro, dolce scoscesa vallata”, così viene menzionata la Valle in una canzone di paese.
La valle che ci apprestiamo a conoscere è nel cuore di ogni Alagnese. È una valle verde lussureggiante, vissuta per secoli e meta ambita per tutti.
Il nostro viaggio comincia qui, spinti dalla curiosità verso il luogo che tutti incanta;
partiamo dal Teatro Unione Alagnese, edificio storico dei primi del’ 900, perfettamente conservato. Cento ventiquattro anni e non sentirli!
Alla frazione Reale di Sopra passiamo dinanzi ad una bella abitazione con affresco in facciata rappresentante la Madonna col Bambino. Quanta grazia e maestria se pensiamo che questi nostri antenati vivevano di agricoltura e allevamento.
Imbocchiamo il sentiero 203, ben segnalato. La gradinata impone il silenzio, il fiato va risparmiato e dopo 10 minuti, ecco la prima sosta;
Lo scorcio che si apre tra gli alberi ci fa ammirare tutta Alagna. Un cartello indica "Der Spiegel", lo specchio, nome azzeccatissimo! Percorrendo il sentiero incontriamo baite e resti di terrazzamenti utilizzati come campi. Ogni angolo, ogni radura mostra i segni del lavoro dell’uomo
A circa metà della salita verso Otro troviamo una fontana in sasso con incisi alcuni bizzarri segni o rune. Questi simboli sono gli "Huszaiche" emblemi dei Casati delle Famiglie Alagnesi. Sono segni che troviamo in tutte le case antiche, sugli stipiti delle porte ma anche sugli oggetti di uso comune, suppellettili e attrezzi da lavoro.
Lungo il percorso ci accorgiamo sempre più che i Walser sono stati lavoratori instancabili, avvezzi alla quota e alle rigidità del clima ma anche artisti, pittori, scultori e uomini di fede, fede ancestrale. Infatti in un attimo incontriamo il Sasso della Madonna, dove la tradizione vuole vi sia impressa la mano della Beata Vergine.
Il nostro simpatico Dolfi, abitante di Otro, ha reso onore al luogo con un originale dipinto ed una preghiera in Titszchu, la lingua dei Walser.
Il sentiero verso Otro sale attraverso boschi di conifere e faggi.
Se presti attenzione potrai vedere gli scoiattoli scorrazzare sui tronchi alla ricerca dei semi delle pigne degli abeti rossi (di cui sono ghiotti). Questi animali sono gli acrobati del bosco e li riconosci per la loro coda folta che funge da paracadute e da bilanciere.
Arriviamo al limitare del bosco e ci appare la conca della Valle di Otro con le sue case di larice bellamente disposte e la chiesetta della Madonna della Neve che viene festeggiata dai frazionisti il 5 agosto. Segnati la data perché la festa è accompagnata dai canti e balli del Gruppo Folkloristico ed è possibile aggiudicarsi alcuni ottimi prodotti caseari all’incanto delle offerte che segue la Messa.
E se i profumi della cucina del Rifugio Zar Senni ti stuzzicano il naso, troverai l’instancabile Ivana intenta a preparare dell’ottima selvaggina. La polenta viene invece preparata direttamente nel paiolo all’esterno; una cucina da campo diretta dal marito Marco, e tra bevute e risate, nessuno rimane a bocca asciutta!
I nomi delle frazioni disposte nella conca non sono italianizzati ma sono di uso così ricorrente che non te li potrai scordare:
Il nostro viaggio termina qua!
La valle di Otro invece continua e puoi raggiungere alpeggi, colli e passaggi creandoti il tuo percorso del cuore.
Sapete come festeggiamo noi la Festa della Repubblica il 2 di giugno? Con la fiera delle Pietre Gemelle che valorizza quanto di più caro, utile e green avevano le popolazioni di queste terre, il bestiame!
La fiera è organizzata dal Comune di Alagna-Riva in collaborazione con l’Unione Montana dei Comuni della Valsesia. Per l’occasione le mandrie vengono lasciate in esposizione a Riva Valdobbia, nella zona dei campi sportivi, mentre i giorni precedenti vengono predisposti gli spazi, gli abbeveratoi e tutta la provvigione di fieno.
La Fiera delle Pietre Gemelle è, da qualche anno, appuntamento fisso di ritrovo per gli allevatori della zona.
La sera prima sono tutti in fermento; è un via vai di trattori e gente che culmina sempre in una serata di festa e convivialità.
È giunto il giorno!
Il bestiame viene addobbato a festa con i migliori campanacci e le corone di fiori. Le mandrie arrivano con passo cadenzato, quasi monotono, sfilando per la via come modelle avvezze (e lo sono).
La vita delle mucche è scandita dalle transumanze, mandrie di mucche che fiutando l’aria tiepida di giugno monticano all’Alpe e al primo refolo di aria gelida a settembre demonticano a valle.
Le Fiere del Bestiame generalmente si tengono a fine estate, per San Michele, di rientro dall’Alpe e sono l’occasione per concludere ottimi affari proponendo i prodotti caseari dei pascoli alti.
Noi, che siamo originali, come tutti i fondivalle, la proponiamo ad inizio estate. Ci piace inaugurare così l’inizio stagione, come fosse un rito propiziatorio.
La manifestazione vede coinvolte anche Aziende Agricole, artigiani del legno e prodotti tipici, hobbisti e punti di ristoro.
La fiera del bestiame di Alagna e Riva Valdobbia ha proposte ed intrattenimenti per tutti i gusti:
Oggi Il popolo di montagna, riservato e timido, apre a tutti le sue porte e per un giorno siamo tutti Heidi e Peter!
Se non hai mai visto la Valle Vogna, vieni a visitarla in tarda primavera, quando la natura ha il sopravvento su ogni dimensione spazio-tempo.
In parole povere sarai catapultato in una dimensione magica, unica, colorata tra fioriture di Denti di Leone e alberi di ciliegi, crocus e campanelle.
La Valle Vogna è terra antica, terra di passaggi, di migranti e mercanti ma anche terra vissuta. La valle fu colonizzata all’inizio del Trecento da coloni Walser Alemanni provenienti da Gressoney.
(pare che Vogna derivi proprio da “ Wohna” valle abitata in germanico).
L’itinerario che desideriamo intraprendere fa parte dei Sentieri dell’Arte Valsesiani nominati così perché oltre al fattore paesaggistico, entrerai nel mondo dell’Arte delle antiche cappelle, a testimonianza della fede e del lato artistico degli abitanti del posto.
Lasciata l’auto al posteggio di Ca d’Janzo, imbocchiamo il sentiero che inerpica verso la Frazione di Selveglio m 1536 ( da Silvelius, selva, forse abitata già in epoca preromana o da Servej, dialetto valsesiano per indicare i “ cervelli”, gente erudita per i tempi)
Dalla famiglia Carestia, di Selveglio, ha infatti origine il ramo da cui è nato l’Abate Antonio Carestia, rinomato botanico.
La frazione un tempo era molto popolata, verso la fine del 1600 vi abitavano più di cento persone.
La cappelletta della Madonna del Carmine ci dà il benvenuto vicino alla grande fontana.
Salta subito all’occhio la bella meridiana.
Era abitudine diffusa scandire il passare del tempo basandosi sulla luce solare e sul sorgere o il tramontare del sole.
Proseguendo verso Oro, troviamo un’altra cappelletta costruita come ex voto dagli abitanti sfuggiti alla peste del 1630. In bella vista altre tre meridiane dipinte nell’800; l’animo curioso rimarrà stupito di trovarvi rappresentati i segni zodiacali.
Ma, ve l’avevamo detto che a Selveglio vivevano astronomi e botanici.. ahimè, poco capiti dal resto della popolazione tanto è vero che venivano chiamati “I matti di Selveglio”.
Arriviamo ad Oro; un incendio nel 1913 ha distrutto gran parte dell’abitato, destino simile a molte frazioni con case in legno.
A dominare la frazione un caratteristico, e quasi unico per la zona, “stadel”, antico granaio rialzato da colonnette di legno con i sassi a fungo a protezione dai topi.
Bello l’oratorio di San Lorenzo costruito nel 1706 dai capofamiglia per avere un luogo dove ricevere la Comunione in terre alte.
Il sentiero costeggia la montagna e tra pascoli e terrazzamenti raggiunge altre meravigliose frazioni:
Ca Vescovo, case antiche, lo capiamo dal legno che ha sfidato e vinto le intemperie, retto il peso di molti inverni e dato ricovero a generazioni
Rabernardo, frazione piuttosto grande, con tre fontane, tre forni da pane e la cappelletta dedicata alla Madonna della Neve. Da documenti storici, pare che ci fosse anche un officina dove si fabbricavano serrature e scacciapensieri (Ribebe) .
Molte case sono ora restaurate; la casa privata della famiglia Locca datata 1640, è diventata Museo Etnografico
Cambiaveto, grazioso abitato posto sul ciglio di un canalone, recentemente ristrutturato che mostra una costruzione con il tetto a tre falde, tipico della Valle Vogna.
Piane, frazione costituita da due gruppi abitativi protetti da un paravalanghe in pietra che porta incisa la data 1560.
Tutto intorno pascoli e campi ancora utilizzati.
Ebbene sì, la frazione è stabilmente abitata per tutto l’anno; là, il ritmo è scandito ancora dal canto del gallo, dalle giornate lente nevose e dai primi tepori primaverili.
E’ un viaggio nel tempo che tutti vorremmo fare!
Ultima tappa di questo meraviglioso viaggio alla scoperta delle Frazioni alte, la frazione Peccia.
Peccia è il modo dialettale per chiamare l’Abete Rosso tipico della zona.
Tra le prime frazioni abitate della Valle, ha un vissuto importante.
I suoi abitanti hanno sfidato la peste del 1630 ed il passaggio delle truppe Napoleoniche dei primi 800 mentre le case hanno sopportato incendi e valanghe.
Si narra che addirittura una casa sia stata spostata intera dalla forza della slavina e depositata con i suoi abitanti all’interno.
A sud della Frazione troviamo la piccola Cappelletta dedicata a San Nicolao, santo molto caro alla popolazione Walser.
A nord, a chiudere in un abbraccio protettivo la frazione, l’oratorio di San Grato, edificio molto antico.
Rientrando verso valle troviamo un grazioso laghetto dalle acque verde smeraldo, ci fermiamo in ammirazione e ci godiamo un bel picnic (se non volete usare la classica coperta, l’Amministrazione Comunale ha allestito l’area con comodi tavoli di legno).
E tu, vieni con noi?
Come gli occhi stropicciati che si aprono al nuovo giorno così la natura si prepara alla nuova stagione di luce e vita.
Prendete per esempio un giorno qualunque di maggio nel Parco Naturale. Si parte senza correre lungo il sentiero che dall’Acqua bianca porta fino al passo del Turlo, senza velleità di raggiungerlo perché ci sarà senz’altro ancora molta neve.
La meta della giornata, ammesso che serva avere per forza una meta, sono gli animali del bosco.
Si cammina piano e leggeri, lasciando che i suoni e i silenzi del bosco sovrastino i nostri passi.
A 15 min dalla partenza, poco oltre il bivio per l’alpe Fum Bitz, troviamo gli stambecchi maschi assonnati che si destano solo per strusciarsi contro gli alberi o grattarsi con le loro corna a sciabola. E’ il momento della muta. Arriva il caldo e occorre fare il cambio d’abito. Per facilitare il processo di sostituzione pelo serve un po’ di aiuto ed ecco che la corna sono utili non solo per lotte fra maschi, al fine di affermare la supremazia, ma anche a questo scopo.
Proseguendo lungo la mulattiera che si snoda nel lariceto, dopo circa un 20 minuti si sbuca nelle praterie alpine dove, nascoste e riparate sulle “cenge” le femmine si preparano al parto. Fra le fine del mese di maggio e l’inizio di giugno è facile trovare su questi pendii i nuovi nati sorvegliati dalle mamme che cercano un po’ di riposo.
Da qui a salire siamo nel territorio del più noto roditore delle alpi.
La marmotta appena uscita dalla tana si prepara alla nascita dei piccoli dopo il lungo letargo invernale, cominciato a fine settembre/ottobre. La troviamo di vedetta sulle rocce, pronta a dare l’allarme per eventuali intrusi in avvicinamento. Di solito gli intrusi fastidiosi siamo noi o le aquile ma pure il gipeto non scherza.
Ha un sacco di cose da fare oltre ai turni di guardia: magiare, considerato il lungo digiuno, partorire e addestrare i piccoli. Con molta pazienza e fortuna si può assistere alle lezioni delle mamme: come fare la guardia senza distrarsi, dare l’allarme in caso di pericolo e nascondersi velocemente. Certo, fra una lezione e l’altra, molti sono i momenti di libertà al Parco giochi.
Da qui in su è terra di camosci, più timidi degli stambecchi (non si mettono in posa per le fotografie come i precedenti ma, a debita distanza, si lasciano guardare.) In questo periodo li si trova leccare il sale delle rocce finalmente liberate dalla neve e ad assaggiare la prima tenera erbetta.
I maschi, anche in questo caso, si muovono da soli lasciando le femmine a badare ai piccoli nati da poco. Particolarmente attente le mamme che guardano al cielo con apprensione quando si aggira l’aquila, nemico numero uno dei neo nati.
Con la primavera e lo scioglimento dei ghiacciai, è giunto il momento degli sport fluviali.
Il Sesia è lì ad attenderci, con le sue anse e noi con la nostra voglia di indossare la muta.
Non ha importanza se il meteo sia favorevole o meno, gli “umidi”, come vengono chiamati gli uomini di fiume, si incontrano agli imbarchi dell’Alta Valle, energeticamente carichi per affrontare le rapide da numeri 1!
Possiamo scendere in gommone facendo rafting oppure in canoa, Kayak, torrentismo.
Generalmente il rafting (da to raft-navigare su zattera) si esercita in team con un equipaggio di quattro o più persone.
La discesa in gommone è adrenalinica e veloce. Ti serviranno giubbotto di salvataggio, casco, muta per garantirti sicurezza oltre al divertimento.
Se il mezzo che hai scelto è indubbiamente inaffondabile è altrettanto vero che la possibilità di ribaltamento esiste.
Se invece è l’esperienza individuale che ti affascina, allora scegli canoa o kayak. Stessa attrezzatura di sicurezza ma dovrai contare su te stesso.
La tua squadra sarete tu, la pagaia e le tue abilità di coordinamento. Una dialogo silenzioso fra te e la natura.
La tua scelta dovrà quindi ricadere sul torrentismo conosciuto anche come canyoning. Salti, discese, scivoli e calate in corda di tipo alpinistico, fondamentale anche per le risalite. L’attrezzatura, oltre a quella necessaria per gli sport fluviali, sarà quella tipica dell’arrampicata: caschetto, corda, discensore, imbragatura cosciale e ricorda: con la guida è meglio!
Godi dello spettacolare risveglio della natura seguendo uno dei numerosi itinerari nel Parco Naturale Alta Valsesia nel cuore del Monte Rosa.
Nato nel 1975 per salvaguardare la biodiversità, è il Parco Naturale più alto d’ Europa perché si estende fino ai 4554 m della Punta Gnifetti, cima notissima poichè vi si erge la Capanna Regina Margherita.
Oggi abbiamo scelto di raccontarvi un sentiero adatto a famiglie e camminatori che non vogliono camminare troppo ma che hanno curiosità e voglia di scoprire.
Il Sentiero Glaciologico n 206 e poi 210 è perfetto per un weekend in primavera.
Partenza dal Piazzale dell’Acqua Bianca.
Arrivo ai 2070 m della morena di Fun D’Ekku (sembra un nome difficile ma è semplicemente il termine antico con cui i Walser chiamavano i dossi e le morene)
Il sentiero è un sentiero facile, per tutti, con scorci magnifici e un ambiente intatto che permette di viaggiare nella geologia delle montagne.
Prima di metterti in viaggio immagina il ghiacciaio che avanza e poi arretra come in una danza secolare, lasciando tracce evidenti del suo movimento. Quando inizierai il percorso scoprirai passo dopo passo le tracce che ha lasciato nei secoli. Ad aiutarci a capire come abbiano lavorato i ghiacciai troviamo 8 pannelli posizionati in punti strategici. Lavori di erosione (marmitte dei giganti), massi erratici trasportati dall’avanzare del ghiaccio e poi depositati lontano dal punto di origine, rocce montonate, cascate, forre, caldaie e circhi glaciali, tutto ben spiegato e soprattutto visibile, come dipinto da un Maestro delle Belle Arti.
La forra scavata dalla cascata ricorda un grosso paiolo, sul quale si riflettono numerosi arcobaleni dovuti ai giochi di luce riflessi sulle gocce che raggiungono il punto di osservazione, quasi a solleticare il naso.
Seconda tappa sarà il Centro Visite del Parco, gestito dai Guardia Parco dove è possibile acquisire tutte le informazioni su flora e fauna. All’esterno troviamo il Giardino Botanico che offre alla vista, a seconda del periodo dell’anno, un’ampia varietà di specie, dalle piante che crescono sui pendii rocciosi alle felci.
Attraversando il caratteristico ponte di legno coperto che ci porta al prato dell’alpe Pile (che con il suo rifugio Pastore è uno dei posti più frequentati dell’estate) andiamo ad ammirare un esempio di Marmitte dei Giganti formate dai vortici dei torrenti subglaciali.
Proseguiamo poi lungo il versante destro orografico del Sesia fino al torrente Bors deviando poi sul sentiero 210.
Da qui il sentiero comincia ad inerpicarsi. Se ci immaginiamo il ghiacciaio capiamo perché la valle che stiamo imboccando è rialzata rispetto al vallone principale appena percorso; i ghiacciai laterali, di minore portata rispetto al ghiacciaio della valle, hanno avuto una minore capacità erosiva e così ne è risultata una valle sospesa, la nostra valle di Bors.
Ad accoglierci Davide e Francesca che gestiscono il Rifugio Crespi Calderini dedicato ad Anna Crespi Calderini, alpinista del 1900.
L’alpe di Bors si trova proprio in mezzo ad un circo glaciale, un anfiteatro naturale circondato da pareti verticali e delimitato verso valle da un deposito morenico.
Fermarsi a pranzo da Francesca è d’obbligo, due chiacchere con Davide, sempre intento a manutentare qualsiasi cosa, sono un piacere. Se poi vuoi cantare in compagnia dovrai dire a Davide di chiedere ad Alexa di” mettere” canzoni di montagna! Ripartire alla conquista della Morena di Fun D’Ekku sarà una scelta. Ma ti anticipiamo che da Fun D'Ekku la visuale sul Monte Rosa è la migliore che possiamo avere in assoluto Qui vedrai come sua Maestà il Rosa, che tutto osserva, domina sulla valle. L’aria è frizzante e affinando l’attenzione percepirai il movimento del ghiacciaio, potrai ascoltarne crepitii e piccoli boati, e l’acqua che scorre al di sotto ininterrottamente, in un ciclo continuo, eterno di cui noi oggi saremo spettatori! Ci sentiremo così piccoli a confronto.
Scarica quiL’hai letta cantando?
Un buon modo per iniziare bene la giornata di pesca!
Prepara l’attrezzatura, ad Alagna sta albeggiando!
Cosa portare?
Stivali alti, canna da pesca leggera così ti muoverai più fluidamente, zaino o cesto di vimini, esche e un cappellino per proteggersi dal sole.
La pesca di fiume è dinamica e può veramente diventare un buon modo per scoprire il territorio con occhi differenti perché il fiume ti darà scorci che mai potrai vedere dai consueti passaggi. Inoltre, ti assicurerai la cena.
Con la primavera le trote riprendono vitalità e diventano più voraci nell’acqua ricca primaverile.
Trova i punti strategici, vicino alle pozze o presso le cascatelle, e sarà più facile ottenere risultati.
Naturalmente puoi scegliere anche il tipo di pesca No Kill con il rilascio della trota (solo a mosca e con ami senza ardiglione per evitare le lacerazioni alla bocca)
Un trucco per avere più chances di cattura? Sfrutta la tenue luce del primo mattino o del tardo pomeriggio per essere meno individuabile dalle prede (che ci vedono benissimo soprattutto se vestiamo con colori sgargianti!).
E tieni presente che la pesca è sempre più proficua nelle giornate di bassa pressione (ecco perché vediamo sempre i pescatori con pastrani e cerate).
La pesca in Valsesia ha origini antiche ed era sicuramente una delle forme di sostentamento famigliare.
Ora è regolamentata dalla Società Valsesiana Pescatori sportivi che gestisce fiumi, torrenti e laghetti alpini.
Grazie a questo presidio, le specie sono tutelate e protette, rispettando i loro cicli vitali compresa la riproduzione.
Acquistando un permesso giornaliero, hai accesso alla Riserva Turistica di pesca e potrai prelevare fino ad un massimo di sei trote Fario ( di misura massima cm 22) o Iridee ( di misura max 20cm).
Qui il Regolamento!
-la pesca a mosca che prevede l’utilizzo di esche artificiali che “imitano” gli insetti sia acquatici che terrestri di cui si nutrono le trote .Da molti è considerata un’arte perché la lenza lancia l’esca (che può essere secca per la pesca di superficie , sommersa per la pesca di fondo o a streamer muovendo l’esca nel flusso della corrente simulando altri pesciolini )
-la pesca a spinning (dal movimento dell’esca artificiale, da spin-ruotare) con cucchiaini rotanti con buoni risultati sui pesci predatori.
Ora sei pronto! Non ti resta che acquistare un permesso nei punti di rivendita e raggiungerci!
Lo sapevi che ad Alagna l’inverno non finisce mai e gli impianti funzionano tutti i giorni fino al 14 aprile?
Ad aprile lo skipass ha prezzi vantaggiosi, le piste sono ancora perfette e non ci sono le code. Ma soprattutto la neve primaverile ti apre le porte allo scialpinismo che sa accarezzare la nostra montagna con delicata passione. Lo scialpinismo è puro, stiloso e green e ad Alagna ha possibilità infinite.
La primavera è la stagione perfetta per dedicarsi allo sci rispettando l'ambiente ! Oltretutto il cambiamento climatico ci sta abituando a nevicate sempre più tardive e abbondanti.
In primavera aprono i Rifugi d’Alta Quota, campo base avanzato per tutte le salite sul Monte Rosa.
150 anni di storie di alpinismo avventure e sogni. Ma sono anni portati benissimo!
Vuoi vedere il tramonto dai 3647 metri della Capanna Gnifetti?
Scordati le vecchie pruriginose coperte di lana, i moccoli di candela e la solita zuppa servita nei piatti di plastica! I rifugi del Monterosa sono all’avanguardia con tutti i comforts; piumoni, docce calde, menù degno dei migliori ristoranti e, per la salute del pianeta sul quale tutti noi dobbiamo stare, tutto plastic free! Niente plastica e, meno plastica, meno immondizia. Meno immondizia, meno viaggi di elicottero e meno viaggi di elicottero, meno inquinamento e così via!
Rifugi Monte Rosa We love you!
Hai mai visto un carotaggio di un ghiacciaio? (come solitamente fanno d’estate gli studiosi dei ghiacciai del CNR ) è incredibile come si vedano bene i depositi che si sono formati negli anni e capisci in un un colpo d’occhio molto sui cambiamenti climatici, sugli anni di siccità e quelli di glaciazione.
Interessante, vero?
Ad Alagna abbiamo aderito al Progetto Carovana Dei Ghiacci e anche al Progetto Paw (Protect our Winter)
E vogliamo sensibilizzare i nostri ospiti:
Proponiamo le borracce riutilizzabili a chi ci viene a trovare. Le troverai prossimamente..
I ristoratori hanno a costi ridotti gli spillatori di Acqua Pura detta “del Sindaco” perché ad Alagna le bottigliette usa e getta proprio non ci piacciono!
Abbiamo giocato facile con l’acqua perché qua ne abbiamo davvero molta; ogni frazione ha la sua fontana gorgogliante e così ogni alpeggio. Ma non perché abbiamo acqua in abbondanza, non ci piace sprecarla e soprattutto inquinarla!
Il Sesia? Il nostro fiume, che ad Alagna è appena all’inizio della sua lunga avventura, qui è cristallino e spumeggiante e fa parte della nostra cultura e le sue cascate e cascatelle sono la nostra musica di sottofondo. Noi teniamo molto al nostro fiume!
Nelle sue acque è permessa la pesca che inizia proprio in primavera (Il tratto Turistico di Pesca apre il 25 aprile).
QUI trovi tutti i dettagli.
Puoi pescare numerose varietà di trote ma la più diffusa, tipica delle zone alpine, è la trota Fario, gustosa in carpione con aceto e aromi vari oppure al forno con patate. Ma c’è anche chi la mangia con polenta e giura essere l’abbinamento perfetto.
Sono ricette tradizionali, fanno parte della storia e della cultura di Alagna. Cibi di una popolazione contadina che si è sempre nutrita di ciò che il territorio le ha offerto. Senza depredare ma in uno scambio continuo di un convivenza pacifica.
Gli abitanti di Alagna si sono sempre occupati del loro territorio e hanno coltivato, bonificato e tenuto con cura per secoli ogni versante della montagna, costruendo campi delimitati da muri e collegati da scale in pietra che sono uno spettacolo per gli occhi e un capolavoro di maestria.
Nel 2024 il Comune si occuperà proprio di riqualificare in collaborazione con il progetto Simbiosi, questa meraviglia architettonica che ora rischia di tornare bosco.
Stay tuned, ti informeremo sui progressi del progetto!
31 Marzo Pasqua, profumo di primavera, uccellini che cantano e fiori che spuntano già anche ad Alagna ma noi abbiamo ancora voglia di fare due discese sugli sci! Leggi le nostre proposte per entrare nella bella stagione in forma perfetta! Il comprensorio Monterosa ski aperto fino al 14 di Aprile!
Parti per una discesa mozzafiato dal Passo dei Salati, lungo tutto il Vallone d’Olen, pista nera, ma che spasso di curve!
Fermati a Pianalunga per un drink all’Alpenstop e poi giù ancora verso la Grande Halte da Mimmo, per concludere un pit stop al Wittine DerShoppf non può mancare!
Non sei ancora soddisfatto? Puoi riprendere la telecabina e dal Passo dei Salati fai un po' di movimento di gambe verso Gressoney e Champoluc!
Ti piace sciare ma il profumo di primavera e la prima erbetta verde ti trascina verso sentieri già percorribili?
Abbiamo quello che cerchi.. se vuoi respirare a pieni polmoni e ammirare la bellezza delle frazioni Walser, ti portiamo a passeggiare in Valle Vogna dove il tempo si è fermato. Percorrendo il bel sentiero soleggiato delle frazioni alte potrai gironzolare tra vecchi muri in sasso e maestose travi in legno, potrai imbatterti in piccoli scorci di vita quotidiana e inciampare rocambolescamente in greggi di caprette sparse qua e là.
Sei ad Alagna e non puoi perderti la camminata verso il Rifugio Pastore!
Siamo in zona Parco Naturale Alta Valsesia e gli stambecchi sono i suoi guardiani. Con occhioni circospetti, vi condurranno fino al Rifugio Pastore sovrastato dalla maestosa parete sud Del monte Rosa. Vista spettacolare garantita!
Chiazze di neve sparse renderanno l’aria primaverile frizzante, ma dopo la fatica del percorso la cucina del rifugio è una premio dovuto!
Ah dimenticavo siete al cospetto di sua Maestà la Regina, La Capanna Margherita, mi raccomando non dimenticate di portare con voi un buon binocolo !
Se il sentiero lo permette, una corsa al Rifugio Zar Senni nel vallone d’Otro è d’obbligo.
Arrivati a destinazione rimarrete a bocca aperta, che dire di cotanta meraviglia?
La piccola Chiesetta bianca, il Rifugio, 4/5 frazioni, le più antiche da poter visitare.. cosa voler di più? Ci aspettiamo tante foto qui
Se i muscoli ti vuoi fare in palestra devi andare! La nostra palestra di roccia è indoor e ad accogliervi ci sarà il nostro Corpo Guide. Vie semplici, vie complesse, ce n’è per tutti i gusti! Per i gusti di gelato invece trovate a fianco la pasticceria Der Gourner!
Se braccio di ferro vuoi diventare in ogni caso ad Alagna devi approdare!
Per orari e lezioni date uno sguardo qui.
Di voi pirati di fiume non ci dimentichiamo, ma per Pasqua non ce la facciamo!
Occorre aspettare ancora un pochino, ma per chi volesse qui abbiamo tutti i contatti!
Di cultura siamo preparatissimi, per tenere la mente allenata vi portiamo alla scoperta del nostro Museo Walser di Pedemonte. Il 30-31 marzo e il 1 di aprile una visita al museo è consigliata. Casa Daverio che si trova a fianco merita uno sguardo.
Qui tutti gli orari e qualche info in più!
Se non sei arrivato con il fiatone hai allora posto per sorseggiare un ottimo aperitivo nei nostri locali, dai cocktails più stravaganti al nostro famigerato Genepy .. e come premio finale per questa “Pasqua in forma” goditi una bella cena pantagruelica in uno dei nostri ristoranti tipici!
Se ti senti soddisfatto ti aspettiamo poi in estate, qui trovi tutto quello che ti serve per la tua prossima ESTATE IN FORMA!
Oggi vogliamo raccontarvi della nostra cena ad alta quota.
Decise a partecipare all’ evento Cene in quota a 2000 m, dopo aver contattato la struttura, in questo caso il ristoro Alpenstop di Pianalunga ci siamo imbarcate sulla telecabina .
Ad essere del tutto oneste, il gestore ci ha gentilmente invitate ma la prassi è quella.
Se non avete mai visto Alagna in notturna dall’alto, con i suoi tetti bellamente illuminati, dovete assolutamente provare.
Per non parlare poi della volta celeste invernale visibile da Pianalunga; pare di poterle toccare, le stelle!
Ad attenderci Luca Monfrini, il gestore, giovane imprenditore che ha scelto di abbandonare la città per vivere la montagna che, con il buon cibo, è una delle sue più forti passioni .
Il menu della serata è interamente dedicato al Caffè Illy, utilizzato sapientemente dallo Chef Corrado Resini per impreziosire i piatti ( lo Chef è veramente a tutto tondo, e al di là delle serate a tema, vi proporrà sempre una grande varietà di piatti curiosi ).
Ci viene offerto un aperitivo per nulla banale, una tartare servita in tazza da cappuccino arricchita da polvere di caffè abbinata ad un buon bicchiere di prosecco.
Proseguiamo la serata degustando un fantastico risotto, un delicato cinghiale e un dolce dal sapore sublime. Il tutto accompagnato dal racconto dettagliato di Davide Vialardi agente di Illy Caffè. Provando nuovi abbinamenti, siamo più consapevoli che le attuali coltivazioni di caffè sono assolutamente sostenibili, ci sentiamo quindi più partecipi al benessere del pianeta.
Noi abbiamo provato questa struttura, ma aderiscono alla proposta "Cene in Quota" a 2000 m anche Grand Halte e Wittine Der Shoppf.
Tutti i rifugi sopra citati si trovano lungo le piste da sci.
Contattali per scoprire i loro menù culinari!